Ho scritto queste pagine nell’umile speranza che possano essere utili a qualcuno. Credo che nelle reti che la Divina Provvidenza getta nel mare della nostra vita ci sia un buco fatto su misura per ognuno di noi, in cui siamo chiamati a fermarci a riflettere e a volte ci è dato di vedere cose mai viste prima. Ora infatti non sono più io a portare la croce, ma ora è la Croce che porta me perché senza le mie stampelle non so stare in piedi e camminare. Da questa importante intuizione infatti ne è scaturito un progetto di vita vissuta nella crescente consapevolezza di essere “parte di un’immensa vita” prima nascosta dalla croce che avevo tra le mie mani. Dalla mia vita apparentemente e potenzialmente poco significativa, passo dopo passo, ho capito che c’è sempre la possibilità di andare oltre quella linea che divide il non fare dal fare, il non vivere dal vivere; basta seguire le tracce della gioia, imparando ad ascoltare l’essere interiore che abita il nostro corpo e che ci ricorda continuamente di essere sulla strada del ritorno.